martedì 31 marzo 2015

Villa Literno, ennesima fabbrica abusiva: operai cinesi sottopagati e costretti a lavorare in ambienti poco igienici.

L’Opificio come tanti altri, operava indisturbatamente in uno stabile di Villa Literno, operai tutti a nero e sottopagati.

Villa Literno, scoperto dai Carabinieri della locale Stazione, in via delle Dune, una fabbrica cinese attrezzata per la lavorazione di scarpe, prodotti pronti per essere immessi sul mercato della grande distribuzione con la compiacenza di commercianti poco ligi alle leggi che nascondono dietro la forte crisi, la buona rendita di prodotti il più delle volte contraffatti e venduti per originali a buon mercato.

I reati contestati sono stati quelli soliti, violazioni della normativa in materia di lavoro, mancanza assoluta dell’igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, irregolarità contributive, oltre della mancanza assoluta della regolarità delle autorizzazioni all’esercizio per il quale i locali erano impiegati, quello della produzione clandestina di prodotti di ogni genere ha ormai assunto proporzioni gigantesche grazie al basso costo dei prodotti  commercializzati.

Le tante serrande abbassate di storici negozi cittadini per non più riaprire registrati in tuti i comuni campani, sono l’effetto negativo dell’espansione cinese, complici dell’illecito che sta distruggendo il commercio italiano, i locali fatiscenti ceduti in fitto a prezzi esosi, tolleranza e poco controllo esercitato da parte delle istituzioni che permette l’introduzione nei nostri porti e interporti di materie prime provenienti dalla Cina necessarie per la produzione e privi della destinazione.

Contrariamente ai negozi italiani e regolari, quelli cinesi sono sempre pieni di acquirenti, il motivo è da ricercare nella mancanza assoluta di tasse, l’iva è elusa sistematicamente, le sedi dei loro commerci risultano trovarsi in qualche baracca di villaggi sconosciuti e introvabili, per cui, le speranze di colpire le menti organizzatrici sono inesistenti, l’unico sistema per controllare la marea gialla, sarebbe quella di bloccarne l’introduzione sul territorio e la tracciabilità della merci.

Tracciabilità che lo Stato italiano chiede e pretende dal suo popolo riducendolo sempre più povero e controllato, pretende di tassare anche la prostituzione mentre permette l’evasione fiscale a un commercio illecito che sta assumendo proporzioni incontrollabili, si può ipotizzare che tra pochi anni le risorse umane non saranno più importate dalla Cina, ma, assunte direttamente in loco e comandate con la frusta con la compiacenza dei nostri governanti.

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